Invito del Rettore

"Lo Statuto (...) è predisposto da apposito organo istituito con decreto rettorale (...) composto da quindici componenti, tra i quali il Rettore con funzioni di presidente, due rappresentanti degli studenti, sei designati dal Senato accademico e sei dal Consiglio di amministrazione"
(art. 2, comma 5, Legge 240/2010)
Il Rettore dell'Università di Sassari, prof. Attilio Mastino, invita tutte le componenti dell'Ateneo a volersi esprimere inviando contributi alla discussione per la stesura del nuovo Statuto.

lunedì 7 febbraio 2011

Forum sul nuovo Statuto: venerdì 11 febbraio, ore 17, via Vienna

Venerdì 11 febbraio, presso l'aula consiliare della Facoltà di Scienze MFN in via Vienna, alle ore 17 si è tenuto un forum per sviluppare una riflessione sui vari aspetti della Legge di Riforma dell'Università e per fornire utili elementi di indirizzo per la Commissione Statutaria.

6 commenti:

  1. Resoconto della Riunione della Consulta di Ateneo del 9 febbraio inviato al Magnifico Rettore.

    Magnifico Rettore,
    ieri si è svolta una riunione della Consulta con all’O.d.G. la discussione sulle Linee guida e indirizzi per l’applicazione della Legge 240 del 30 dicembre 2010.

    L’incontro molto aperto e sincero ha consentito un confronto approfondito, con idee e modelli diversi, e ha portato la Consulta a votare una mozione presentata da alcuni componenti che, seppure non approvata dall’Assemblea, mi permetto di portare a Sua conoscenza per eventuali integrazioni o modifiche dell’iter che, nei prossimi giorni, porterà alla composizione della Giunta delegata alla scrittura del nuovo Statuto.
    Sono stati analizzati i vari documenti presentati dalla Conferenza dei Direttori di Dipartimento, dall’Assemblea dei Ricercatori, dalla Facoltà di Architettura e anche le Linee guida da Lei proposte negli Organi Collegiali.
    Molti interventi hanno sottolineato con disappunto il mancato coinvolgimento dei Dipartimenti e delle Facoltà nella elaborazione della proposta tanto che è stata presentata e portata in votazione una mozione che prevedeva sia una proposta di modifica delle norme che regolano la composizione della Commissione Statutaria che una indispensabile e doverosa condivisione dell’intero processo che porterà all’approvazione del nuovo Statuto attraverso un continuo e costante coinvolgimento non solo formale di tutti gli Organi Statutari, Consulta compresa.
    La mozione formulata da diversi componenti della Consulta prevede che la composizione della Giunta Statutaria debba essere rappresentativa di tutte le Facoltà. Il primo passo del processo rappresentativo avverrebbe attraverso la libera elezione di tre delegati da ogni Facoltà, a prescindere dai ruoli ricoperti (personale tecnico amministrativo compreso).
    L’elezione o la nomina della Giunta da parte del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione dovrebbe avvenire garantendo la rappresentanza di ogni Facoltà. La proposta auspica, inoltre, una rappresentanza quanto più egualitaria tra le diverse componenti.
    A giudizio dei proponenti il processo di nomina dovrebbe essere molto veloce, per non dilatare i tempi di formazione della Commissione, chiedendo alle Facoltà la convocazione di un Consiglio ad horas per l’elezione dei propri rappresentanti. Il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione vedrebbero quindi rinviata solo di qualche giorno la loro riunione per la composizione finale della Commissione.
    La proposta prevede anche l’eventuale differimento della scadenza delle autocandidature almeno fino a lunedì 14 febbraio.
    La parte dell’Assemblea non favorevole alla proposta ha puntato l’attenzione più sulla “qualità” dei delegati che sulla rappresentatività della Facoltà sottolineando come non sempre le dinamiche elettive all’interno della Facoltà esprimano rappresentanze realmente rappresentative ed in maniera “democratica”. Tra l’altro le Facoltà sono un organo non contemplato nella nuova legge e gli elettori del 50% della Commissione Statutaria sono i Presidi che sarebbero per lo meno in difficoltà nel non tutelare i rappresentanti delle Facoltà da loro stessi rappresentate. Il meccanismo dell’autocandidatura del singolo, seppure non scevro da dubbi, resta per diversi componenti della Consulta il più libero e il meno condizionabile rispetto alle dinamiche assembleari.
    La votazione della mozione presentata ha visto un risultato di parità (11 favorevoli, 11 astenuti) e quindi non è stata approvata dall’Assemblea.

    La Consulta ha invece trovato l’unanimità nella richiesta alla istituenda Giunta di una informazione e di un confronto costante che porti ad un reale coinvolgimento di tutte le realtà dell’Ateneo e la definizione di un percorso definito da un cronoprogramma e da report delle riunioni della Commissione stessa.
    Sono a disposizione per ogni ulteriore chiarimento,

    Eraldo Sanna Passino

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  2. Caro Rettore,
    la sua relazione “Il nuovo Statuto dell’Università di Sassari” è davvero apprezzabile. Il suo impegno a favore dei giovani è forse il punto del programma più difficile da realizzare. Dovrà scontrarsi con una forte resistenza, dovrà superare numerosi ostacoli e avrà bisogno di una grande determinazione. In questa battaglia, non potranno essergli d’aiuto, come vorrebbero, gran parte dei giovani (dottorandi e ricercatori), perché essi non hanno completa autonomia e libertà: un dottorando che prende pubblicamente posizione contro il sistema può mettere a rischio la sua permanenza nell’Università; un ricercatore potrebbe rischiare persino la carriera. La sua idea di costruire una “nuova” Università dovrà convincere la maggioranza dei professori, che proprio giovane non è, a cedere una parte del suo potere (ad esempio, in Economia gli ordinari sono 14 e i ricercatori 11; in Scienze politiche gli ordinari sono 13 e i ricercatori 10).
    Insomma, non le aspettano mesi facili. A questo punto forse non è banale un grande in bocca al lupo.
    Un dottorando
    sm

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  3. Magnifico Rettore, illustri colleghi,
    ho riflettuto su quanto è stato detto al Senato Accademico integrato e ho concluso che è ora di chiudere questo blog (se non ora, quando?). Durante l’interessante incontro abbiamo infatti:

    a) avuto piena assicurazione che l’identificazione di quella ineffabile eccellenza personale che rende degni e adatti ad essere membri della commissione statuto, sia operazione in realtà rapida e facilissima (credo di aver capito quasi lombrosiana);

    b) assistito ad una chiara assunzione di responsabilità da parte del Senato Accademico (almeno di alcuni dei componenti): il Senato, legittimato a designare coloro che scriveranno lo statuto, è anche, in quanto organo massimamente rappresentativo di tutta l’Università, perfettamente in grado di orientare i lavori di qualunque commissione intesa come organismo squisitamente tecnico che serva a traslare rapidamente in fluente e appropriato linguaggio giuridico i tre o quattro concetti base della legge gelmini (peraltro, come abbiamo appreso, non così negativa come qualche sparuto disfattista va dicendo in giro);

    c) preso coscienza che non serve che tutti noi professori di II e III fascia entriamo inutilmente in paranoia proponendo cose strane, tipo elezioni di tutti i membri della commissione (!!!) oppure pari rappresentanza delle fasce o peggio ancora comitati di controllo (altrimenti detti “consulte statutarie”): tutte cose che servono solo a far perdere tempo prezioso a chi, lo statuto, già ce l’ha chiaro in testa.

    Da tutto ciò ho desunto:
    d) che noi, professori di II e III fascia, dobbiamo attenerci a ruolo e funzioni già chiari nella definizione che ufficialmente ci designa (personaggio “di secondo piano”, auto di “seconda mano”, pesce “di terza” ecc.) e preoccuparci piuttosto del fatto che il fondo per la premialità degli eccellenti proverrà dal recupero degli scatti stipendiali persi dai non-eccellenti;

    e) che, conseguentemente, dobbiamo evitare di perdere tempo con la politica e fare invece (almeno) uno sforzo per portare a casa quei preziosi “scatti”, ponendo sul problema attenzione esclusiva. Oltre a prepararci gioiosamente per l’idoneità nazionale, dato che sono previsti bandi e chiamate per migliaia e migliaia di posti da ordinario (e collegata copertura finanziaria).

    e) che del nuovo statuto si occupino piuttosto coloro i quali hanno avuto, tra gli altri, il merito di condurre il nostro Ateneo al posto che occupa nelle classifiche nazionali ed internazionali.

    In conclusione: primo, questo blog è diventato pleonastico; secondo, mi sembra inutile che i colleghi di II e III fascia mantengano le proprie auto-candidature alla commissione perché non c’è da preoccuparsi né del futuro del nostro Ateneo né di quello dell’università italiana: è tutto sotto controllo. Personalmente, dopo l’incontro dell’11, mi sento più tranquillo o comunque meno angosciato da quell’assurdo senso di responsabilità che mi attanagliava prima, certo schiacciante per le mie forze di “seconda fascia”. Possiamo e dobbiamo tornare a fare lezione, ricerca (al meglio che sappiamo) e, non dimentichiamo, almeno tre “prodotti” annui, lasciando la gestione - ma TUTTA la gestione - dell’università a chi sa occuparsene.

    Postillo, a chiarimento di quest’ultimo passaggio: per giunte, consulte, commissioni, comitati, delegazioni, vicepresidenze, tutti i vice- e tutti i pro-, team di autovalutazione, gruppi di orientamento e preformazione, approvazione piani di studio, ristrutturazioni e restauri di corsi di laurea/schools/megadipartimenti, “Studiare a Sassari” & affini, riconoscimento crediti, traduzione e applicazione pratica della nuova legge, dei relativi decreti attuativi, del nuovo statuto… insomma, per tutto questo e per molto altro ancora, la formula di risposta (sintetizzata in acronimo) è NMZ (no mi zicheddi).

    Questo perché anche a me piace la discussione orizzontale, un po’ meno quella a novanta gradi.

    Un caro saluto, caro Attilio, e grazie per averci almeno provato. A tutti i colleghi un sincero buon lavoro. Giovanni Azzena

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  4. Caro Professore,

    in previsione della stesura del nuovo statuto, mi permetto di suggerire l'importanza di un esplicito riferimento al sostegno all'accesso aperto.
    Il Gruppo di lavoro CRUI sull'accesso aperto di cui faccio parte, suggerisce una semplice frase del tipo:

    L’Università di *** fa propri i principi dell’accesso pieno e aperto alla letteratura scientifica e promuove la libera disseminazione in rete dei risultati delle ricerche prodotte in ateneo, per assicurarne la più ampia diffusione possibile.

    Un riferimento all'OA potrebbe inoltre essere inserito nei codici etici, resi obbligatori dalla riforma.

    Spero che Lei che comprende ed ha avuto modo di apprezzare, anche attraverso UnissResearch, l'importanza di rendere liberamente accessibili i risultati della ricerca scientifica, possa fare proprio questo suggerimento.

    Grazie per l'attenzione,

    Elisabetta Pilia

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  5. Caro Attilio

    ti invio un breve scritto riguardo al tema dello Statuto:

    ALLEGATO (file PDF, 37 Kb)

    In realtà il tema è il progetto dell'Ateneo perché l'organizzazione deve essere funzionale al progetto e a non farsi penalizzare dal Ministero.

    La vera discussione da farsi è su quali sono i settori di eccellenza e quale ambiti vuole presidiare l'Ateneo, sia nell'ambito della ricerca, sia per quanto riguarda l'offerta formativa: l’individuazione di questi ambiti non deve di necessità portare a sacrificarne altri, ma deve servire a definire i livelli, le soglie di criticità, superate le quali la situazione precipita per tutti.

    Non si tratta di discorsi generici perché si possono concretizzare abbastanza facilmente.

    Ora questa discussione è sotterranea e mirata sul breve periodo e sulla "sopravvivenza" individuale (tale è anche quella del piccolo gruppo disinteressato agli altri), mentre c’è necessità di delineare un quadro di riferimento collettivo. Paradossalmente anche la debolezza futura dell'Ateneo, l’accentuato tournover del personale che si dovrà affrontare nei prossimi anni crea l'opportunità di più ampi margini di riequilibrio.

    Spero con le mie considerazioni di non sottrarti solo tempo, un caro saluto.

    Prof. Gigi Bua

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  6. Care colleghe e cari colleghi,


    nell'augurarvi buon lavoro e nel ringraziarvi per avere accettato questo difficile impegno, mi permetto di inviarvi poche riflessioni del tutto individuali e un po' sparse.
    Credo che vi rendiate conto che un grave limite nella composizione della Commissione sia l'assenza della voce dei molti precari che vivono nel nostro Ateneo e lo fanno vivere; non dimenticateli, non dimenticate di consultarli: so che la situazione dei precari nella ricerca e della didattica è delicata e ogni soluzione che si possa pensare per loro è da valutare attentamente, ma lasciare che un ente pubblico si serva, per anni e per compiti ordinari, di lavoro precario è certamente un grave problema, un vero problema etico.
    Penso inoltre che non sia difficile darsi conto del fatto che il disegno di legge approvato sia (nel suo insieme: non si può leggerlo dimenticando i tagli alle risorse passati, presenti e futuri, e i favori alla CEPU e allo IED) un vero e proprio attacco all'Università pubblica e una "carognata" nei confronti dei ricercatori: riconoscere la piena funzione docente dei ricercatori, anche con l'estensione amplissima anche a loro, come agli Associati, dell'elettorato passivo nelle cariche accademiche non risolve la questione che li riguarda, ma ha un grande valore, anche politico e simbolico.
    Così come è necessario che la composizione del Senato e del Consiglio di Amministrazione rompa la blindatura oligarchica attuale, garantendo a questi organi una maggiore democraticità e rappresentatività (e i membri esterni del CdA troviamoli all'estero, fuori dai giochi della piccola politica locale e delle consorterie: in Catalogna, nei Paesi europei, tra colleghi esperti).
    Infine prendiamo sul serio l'idea che i mattoni del nuovi edificio siano i Dipartimenti, che mettono insieme didattica e ricerca, come è giusto, e che siano i principali custodi e gestori del progetto e dell'offerta formativa: le loro aggregazioni, siano libere e a geometria variabile, anche con soggetti esterni, italiani e internazionali.
    Soprattutto sia uno Statuto leggero che rispetti le autonomie di tutti, dei docenti, delle loro aggregazioni anche temporanee, dei dipartimenti.
    E - come tutti si è detto - che la discussione sia rapida, ma che coinvolga tutta la nostra comunità, in modo programmato ed esteso: la Consulta che è organo largamente rappresentativo sia pensata come struttura di raccordo, da convocare almeno una volta al mese e il cui parere sia obbligatorio per licenziare la bozza da sottoporre al voto del Senato.


    Buon lavoro.
    A disposizione in ogni occasione.
    Grazie dell'attenzione,


    ABC

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