Invito del Rettore

"Lo Statuto (...) è predisposto da apposito organo istituito con decreto rettorale (...) composto da quindici componenti, tra i quali il Rettore con funzioni di presidente, due rappresentanti degli studenti, sei designati dal Senato accademico e sei dal Consiglio di amministrazione"
(art. 2, comma 5, Legge 240/2010)
Il Rettore dell'Università di Sassari, prof. Attilio Mastino, invita tutte le componenti dell'Ateneo a volersi esprimere inviando contributi alla discussione per la stesura del nuovo Statuto.

mercoledì 2 febbraio 2011

Rettore: "Senza l'Università non c'è futuro per la Sardegna e per il paese"

A tutto il personale dell'Università di Sassari


Attilio Mastino
Cari amici,

abbiamo pensato di fornirVi copia cartacea della legge di riforma dell'Università italiana n. 240 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 14 gennaio 2011 (Norme in materia di organizzazione delle Università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario): una riforma che avremmo voluto profondamente diversa, più attenta al diritto allo studio ed alle esigenze dei giovani ricercatori, più capace di valorizzare le tradizioni accademiche e di sviluppare reti di relazioni internazionali, una riforma più generosa e meno punitiva.

Oggi che il DDL Gelmini è divenuta legge dello Stato, saremo impegnati a scrivere il nuovo statuto, con un solo obiettivo, quello di mantenere ed estendere quell'autonomia universitaria riconosciuta dall'art. 33 della nostra Costituzione.

Non ci faremo trascinare da sterili risentimenti, né ci arrenderemo di fronte alla politica dei tagli disposta da Governo, ma chiederemo conto dei propri comportamenti al Ministro, al Presidente della Conferenza dei Rettori, alla Regione, agli amministratori locali, pronti ovviamente a rispondere di ogni atto da noi adottato, ad assicurare trasparenza sulle nostre scelte, a garantire procedure non solo legittime ma soprattutto corrette nella sostanza, a declinare gli indicatori ministeriali con riferimento alla nostra storia ed alla nostra cultura. 

Senza l'Università non c'è un futuro per la Sardegna e per il paese.

Dunque lavoreremo tutti per costruire un modello di Università nuovo, per fondare la nuova governance, per creare opportunità per tutti e spazi di flessibilità. Ci aspetta un anno difficile, duro, pieno di contrasti, che affronteremo con animo aperto, con la volontà di ascoltare e di capire le esigenze di tutti, senza cedere alla facile tentazione di usare la scure per tagliare Facoltà e Dipartimenti, ma costruendo proposte sostenibili nel tempo, che incoraggino sinergie e favoriscano aggregazioni scientifiche  razionali. Ci assumeremo la responsabilità di dare indirizzi generali, dopo aver sentito il parere di tutti. Nomineremo una Commissione statutaria e promuoveremo una Conferenza di Ateneo che dibatta democraticamente le linee della riforma.

Anche in questa occasione siamo dalla parte innanzi tutto degli studenti e dei ricercatori ed ogni nostro sforzo sarà indirizzato a difendere i loro diritti, ma anche a chiedere impegno, responsabilità, decisi a valutare il lavoro di ciascuno e noi a rispondere dei nostri limiti e delle nostre incapacità.

Riteniamo positivo il fatto che il Presidente della Repubblica Napolitano promulgando la Legge Gelmini abbia messo l'accento su alcuni aspetti centrali del provvedimento: intanto il richiamo agli ordini del giorno approvati dal Senato della Repubblica il 21 dicembre che invitano il Governo a intervenire per sostenere le Università italiane. Il sistema universitario appare sotto finanziato rispetto alla media europea ed è necessario un incremento del Fondo di Funzionamento ordinario degli Atenei, in particolare per quelli che si trovano nel Mezzogiorno e nelle Isole e debbono affrontare specifici svantaggi territoriali. Anche il Presidente della Repubblica appare convinto che non si può riformare l'Università tagliando le risorse anziché incrementandole.

Fondamentale è anche il richiamo al metodo democratico del processo di riforma che prenderà ora l'avvio e che deve svilupparsi nel tempo: è necessario l'impegno del Governo per creare un clima positivo e cercare un costruttivo confronto con tutte le parti interessate. La legge di riforma non può chiudere gli spazi di democrazia, non può limitarsi a liquidare i senati accademici e a potenziare il potere dei rettori e dei direttori dei dipartimenti, ma deve avviare un processo di partecipazione e di crescita degli atenei italiani.

Altra osservazione fondamentale è relativa all'articolo 6 e alle modalità di attribuzione del titolo di professore aggregato ai ricercatori a tempo indeterminato: il presidente Napolitano, in sostanza, riconosce la fondamentale funzione docente svolta dai ricercatori e afferma la necessità che il titolo di professore aggregato non venga assegnato a intermittenza mese per mese, cancellandolo alla fine di ciascun anno accademico.

Infine, nei tempi del federalismo, il richiamo del presidente al rapporto tra merito e diversità territoriali richiede un approfondimento, nel senso contrario, proprio dell'attenzione per i territori e della diversità territoriale.

Al centro del nostro mandato ritengo ci debba esser sempre di più l'impegno di suscitare le forze vive e favorire lo sviluppo di un processo virtuoso che stimoli la creatività dei ricercatori e la nascita di un sistema che riconosca nella trasparenza l'autonomia di Scuole di Formazione, Dipartimenti, Centri, Istituti, Laboratori con un forte principio di sussidiarietà; pare necessario trovare soluzioni concrete ai problemi della ricerca, della didattica, dell'alta formazione, dell'assistenza sanitaria, soprattutto per rendere altamente competitiva l'Azienda Ospedaliera Universitaria; rimuovere ostacoli, alleggerire e accelerare le procedure contro inutili impacci burocratici, estendendo a cascata la cultura della responsabilità e distinguendo le cause delle disfunzioni dagli effetti; garantire un processo di valutazione equilibrato, indirizzato al giusto riconoscimento delle molte e qualificate professionalità che operano nel nostro Ateneo; affermare l'orgoglio di un'appartenenza e di un patrimonio;  avviare un confronto ed uno stretto rapporto con le Istituzioni ed in particolare con il Governo Regionale per difendere l'attuale modello di Università pubblica; far diventare l'Ateneo il punto di riferimento centrale per un territorio del Nord dell'Isola che vuole continuare a crescere, mettendo in relazione dialettica la ricerca umanistica e la ricerca sperimentale con applicazioni e trasferimenti a favore del territorio; creare una continuità tra l'Università, la città che ci ospita e la cultura della Sardegna; infine, fissare obiettivi alti di un forte rinnovamento generazionale e di internazionalizzazione, se non vogliamo ridurre l'Ateneo ad un mero erogatore di prestazioni didattiche, un'Università di servizio destinata a svolgere un ruolo circoscritto e poco significativo nel contesto nazionale e internazionale. Per costruire il futuro dell'Università, mentre andiamo incontro ad un periodo di restrizioni, occorre anche trovare il coraggio di praticare scelte che implicano rigore e senso di responsabilità, costruendo il consenso ed evitando strappi e disagi, facendoci carico anche degli ultimi. Occorre allora riaffermare alcuni valori centrali, come quello della libertà di insegnamento e di ricerca, della possibilità reale di accesso agli studi universitari per gli studenti, della promozione culturale e sociale per  i meritevoli, qualunque sia la loro provenienza sociale, geografica o culturale. Non si può pensare ad aumenti generalizzati delle tasse studentesche anche in questo momento di difficoltà, ma la leva della tassazione deve servire per incoraggiare gli studenti a concludere rapidamente gli studi.

Occorre ora guardare al futuro con una prospettiva operativa, indicando obiettivi, priorità, strumenti e, dove possibile, risorse disponibili, per stimolare processi virtuosi e per far crescere il nostro Ateneo, tenendo conto della sua storia secolare, della sua complessità, della sua ricchezza di contenuti umani e scientifici: un Ateneo europeo  proiettato anche nel Mediterraneo, di qualità, capace di misurarsi in un confronto internazionale ma fortemente radicato in una Sardegna che non tradisca la propria originale identità. Noi non abbiamo di fronte soltanto un problema banalmente quantitativo, di indicatori da rispettare.

Quella odierna è innanzi tutto una grande sfida culturale, fatta di passione civile e di impegno personale, sicuri che dovremo rendere conto di quello che non saremo capaci di fare. Abbiamo fortissimo il senso del limite delle azioni dei singoli e sentiamo  vivissima la necessità di costruire alleanze e di trovare sinergie, di ascoltare il parere di tutti, di collegare tra loro i territori e le esperienze della Sardegna. Non sarà certamente facile ma è nostra ferma intenzione provarci, con ottimismo, energia e voglia di fare. Con tutti quelli che ci vorranno aiutare in questo difficile percorso.

È per queste ragioni che vorremmo trovare le occasioni per discutere con tutti i docenti, con il personale e con gli studenti del nostro Ateneo delle tappe attraverso le quali arriveremo alla applicazione alla nostra realtà della legge 240.

Auguri di buon lavoro a tutti noi.

Sassari, 14 gennaio 2011

IL RETTORE
Prof. Attilio Mastino

Nessun commento:

Posta un commento