Invito del Rettore

"Lo Statuto (...) è predisposto da apposito organo istituito con decreto rettorale (...) composto da quindici componenti, tra i quali il Rettore con funzioni di presidente, due rappresentanti degli studenti, sei designati dal Senato accademico e sei dal Consiglio di amministrazione"
(art. 2, comma 5, Legge 240/2010)
Il Rettore dell'Università di Sassari, prof. Attilio Mastino, invita tutte le componenti dell'Ateneo a volersi esprimere inviando contributi alla discussione per la stesura del nuovo Statuto.

martedì 19 luglio 2011

Il Consiglio di amministrazione esamina il documento finale predisposto dalla Commissione Statutaria

Il Consiglio di Amministrazione, nella seduta straordinaria del 18 luglio, al termine di un’articolata e approfondita discussione, ha espresso parere favorevole sulla proposta del nuovo Statuto di autonomia dell’Università degli Studi di Sassari.

Nel deliberare in merito al testo proposto dalla Commissione statutaria, il Consiglio ha formulato alcune osservazioni.


Resoconto incontro Consiglio di amministrazione del 18 luglio 2011

1 commento:

  1. Sento la necessità di fare due osservazioni circa l’ultima versione della bozza in data 25.7 e sugli emendamenti proposti in seno al Senato Accademico.
    In primo luogo, saluto con favore l’introduzione dell’articolo 42 bis sui Corsi di Studio: questo infatti, a mio avviso, viene a colmare la sola lacuna significativa che mi sembrava di avere riscontrato nella bozza. Attribuire un ruolo significativo ai corsi di studio e ai loro organi nella gestione del processo di transizione che riguarderà il prossimo anno accademico (con offerta formativa data) era certamente indispensabile. Non meno lo sarà nell’avvio della fase di regime, quando si tratterà (almeno in molti casi, sembra) di corsi di studio nuovi.
    In secondo luogo (ma non per importanza), formulo l’auspicio che la saggezza dei senatori si esprima nel respingere gli emendamenti proposti. Se da un lato infatti si può comprendere e in parte condividere ogni preoccupazione di preservare al massimo la continuità di valide e illustri tradizioni, non meno appare chiaro che per tale via, anche contro le intenzioni, si produrrebbe inevitabilmente l’effettivo risultato di perdere da una parte tutto il meglio di ciò che era e dall’altra irrigidire (diciamo) tutto il resto. Possiamo contrastare le insidie e i possibili veleni della 240 soltanto se accettiamo con coraggio la sua sfida (come del resto le leggi dello Stato comunque esigono) per dare alla sua attuazione, dall’interno, un senso che sia di esaltazione e non di ridimensionamento del ruolo dell’università (nell’inscindibile e dinamica sintesi di ricerca e insegnamento che le è essenziale) al servizio della democrazia.
    Trovo che la forma dell’equazione è abbastanza elementare: l’insegnamento nei corsi di studio tende all’interdisciplinarità, mentre la ricerca nei dipartimenti tende (pur in senso ampio) alla specializzazione; i dipartimenti forniscono ora direttamente all’organizzazione dell’insegnamento le ricadute della loro attività e il loro personale, e a questo fine collaborano con i corsi di studio (spesso e inevitabilmente trasversali) delegando funzioni di coordinamento, di proposta e di controllo a duttili, efficienti, autorevoli e rispettate strutture di raccordo (alcune delle quali dovrebbero mantenere l’opzione di prendere il nome antico e glorioso di “Scuole”, proprio di tempi in cui l’unità di fondo del sapere era meno minacciata dalla pressione dell’effimero).

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